Ci si interroga spesso sul
significato della violenza, sulle conseguenze generate dai traumi di chi la
violenza la subisce. Cosa spinge l’aguzzino a ricorrerne? Quali sono le sue
ragioni? Gli studi e i professionisti che analizzano la questione sono in grado
di arrivare alle origini del male, capirne le connessioni e gli sviluppi, ma
come ovvio, non sono in grado di fornire una ragione plausibile che giustifichi
l’atto violento. Ne resta la spina più grande e più dolorosa: il risentimento
della vittima. Come a dire che la violenza genera nient’altro che altra violenza,
quella implicita, repressa e pericolosa, quella verso se stessi. Così ad
iniziare un vortice di autodistruzione in cui il dolore diviene l’unico canale
di comunicazione ammissibile. Inutile negare che spesso la violenza nasce nelle
quattro mura di casa. Un partner, un compagno o un marito violento. Dicevamo,
cosa si cela dietro il ricorso alla violenza, quali sono i pensieri che
inducono un uomo all'uso della forza fisica come valore per l’affermazione
di sé? Abbiamo rispolverato un bel documentario di Elisabetta Francia e Caterina
Serra dal titolo “Parla con lui” realizzato con il sostegno del Ministero delle
Pari Opportunità e della Provincia di Milano, che oltrepassa la barriera dando
voce al carnefice. Ne ribalta la prospettiva arrivando all’unica conclusione
possibile e cioè che la violenza non è forza ma paura. Si potrebbe dire di
assistere quasi ad una sorta di catarsi in diretta, spesso inconsapevole. Il quadro
che ne viene fuori è spesso quello classico degli scenari di questo tipo; uomini deboli,
il più delle volte disorientati e privi degli strumenti necessari ad affrontare i
cambiamenti della società moderna, incapaci quindi di trovare il proprio posto
e permettere agli altri di trovare il loro all’interno di qualsiasi rapporto
sociale, compreso soprattutto quello di coppia. Ma è interessante anche vedere
come le nuove generazioni si rapportano al tema; il documentario ci suggerisce
di fare attenzione ad un campanello dall’allarme: i media. La televisione, la
pubblicità, Internet spesso forniscono dei modelli di genere alterati, lo
sappiamo tutti. Ma come interpretano le nuove generazioni questi segnali, queste
immagini di situazioni distorte? Quello che è certo è che adesso come in
passato si assiste ancora all’incapacità di gestire le proprie necessità in un’ottica
paritaria, da parte di entrambi i sessi.
Sensibile al tema della violenza psicologica e non, il
Codici ha organizzato un workshop dal titolo “Stalking, repressione del fenomeno tra associazionismo, prassi
giudiziaria a valutazioni psicopatologiche” che si terrà il 24
Novembre nell’Aula Falcone Borsellino del
Palazzo di Giustizia di Rimini alle ore 09:00. A breve il programma.
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